Quello della sanità è anche un problema di cybersecurity

26/10/2021
Protezione dei dati e continuità operativa le priorità per il settore farmaceutico. L'azione di Dompé L'impegno: non lasciare mai il paziente senza il farmaco, ecco la sfida più importanteSecondo gli istituti che raccolgono e analizzano gli incidenti di cybersecurity nel mondo, la sanità è tra i 10 settori industriali più colpiti dagli hacker e tra i primi bersagli dello spionaggio informatico. Ne parliamo con Daniele Rizzo, CIO e Head of Global ICT e Digital Transformation di Dompé farmaceutici, un'azienda globale, con la produzione in Italia, il mercato principale negli Usa e consegne anche in Cina e in altri 80 Paesi.Quali sono i maggiori rischi che un'azienda farmaceutica può correre? «Il primo pensiero - risponde - va sempre alla questione dei dati personali e alla privacy dei pazienti, ma in realtà i dati sanitari di cui disponiamo, seppure delicati come tipologia, riguardano i relativamente pochi pazienti che partecipano agli studi clinici, e peraltro non li custodiamo nemmeno di prima mano. La più grande minaccia nel nostro settore è un attacco informatico chiamato ransomware, un vero crimine assimilabile al ricatto con il blocco o peggio il sabotaggio dell'attività produttiva e della filiera, con il rischio di minare la continuità operativa. Compromettere l'infrastruttura informatica è come togliere la rete elettrica: il livello di automazione di un'azienda come la nostra è tale da non consentire di restare fermi per più di un certo tempo».Un altro esempio di attività di un'azienda farmaceutica in cui il rischio di attacchi informatici deve essere prevenuto è quello della fornitura diretta di farmaci. «Parto da un esempio pratico», spiega Rizzo. «Tra i nostri prodotti c'è un collirio per una malattia rara che viene spedito con dosi bisettimanali in tutto il mondo, a partire dal nostro stabilimento a L'Aquila. Durante la fase più acuta della pandemia di Covid-19, la sfida che abbiamo affrontato con successo è stata quella di non lasciare i pazienti senza il farmaco. In fondo, che il nemico sia il Covid-19 o un ransomware, l'obiettivo è sempre quello di riuscire a portare il farmaco al paziente».Oggi fare sicurezza non è più solo proteggere con pochi software e hardware le reti e i computer da attacchi esterni. Richiede analisi di rischio in molte aree, cultura della sicurezza diffusa, capacità di integrare la cybersecurity direttamente nei processi, nei prodotti e nei servizi a partire dalla progettazione. «Oggi la sicurezza - sottolinea Rizzo - è un aspetto complementare alla trasformazione digitale. Trattando dati importanti, privati e sensibili, le capacità legate alla sicurezza informatica sono un argomento necessario per operare nel dominio della salute. Se non si ha sufficiente sicurezza - e cultura della sicurezza - non si può nemmeno pensare di entrare in ambiti così delicati.Da quando sono arrivato in Dompé ho voluto creare dei momenti di condivisione e di consapevolezza legati alla security per approfondire di cosa si tratta e discutere gli eventuali rischi che corriamo se non si affronta tutta una serie di situazioni assicurandoci un adeguato livello di protezione, informatico e non solo. Ma la security è anche un'opportunità, uno strumento per sviluppare applicazioni che altrimenti non potrebbero esistere». In altre parole, la sicurezza tutela sia i risultati raggiunti sia la capacità di innovazione per vincere nuove sfide nel mondo della salute.

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