Eriona Gjinukaj - Dompé esordisce all'estero: in un anno il 57% del fatturato
Aperte due sedi negli Usa e avviate collaborazioni con i più prestigiosi atenei Decisivo il contributo del «farmaco Montalcini»
La chiave per diventare player internazionali è l'innovazione». Non ha dubbi Eriona Gjinukaj, chief operating officer di Dompé farmaceutici quando racconta come sono riusciti a entrare nel mercato americano, il più grande del mondo per l'industria farmaceutica, partendo da zero. E in appena un anno Dompè ha già due sedi, quella di San Francisco, più commerciale, e quella di Boston, dedicata invece alla ricerca e dove sono già attivi 17 studi clinici. «Negli Stati Uniti servono prodotti innovativi, altrimenti non c'è spazio - continua Gjinukaj -. E noi questo spazio ce lo siamo guadagnato in tre mesi, con un piano strategico e una molecola dall'elevato livello innovativo». Cenegermin è la prima terapia abase di Ngf (scoperta da Rita levi Montalcini) per il trattamento di una malattia rara dell'occhio (la cheratite neurotrofica), fino a quel momento orfana di cura. Nel 2017 è stata approvata dall'Ema in Europa e l'anno successivo anche dalla Fda.
«Negli Usa siamo vissuti come una startup, anche se abbiamo cento annidi storia - riprende Gjinukaj, che si divide tra l'Italia, gli Stati Uniti e tra poco anche la Cina -. Qui sono molto disponibili a lavorare con realtà che nascono da zero, e in effetti creare da zero è più semplice che cambiare una situazione esistente. Abbiamo potuto scegliere il team - che è già costituito da 6o persone e che arriveranno a un centinaio a fine anno - che è lo specchio di quello che vogliamo essere». E poichè la formula di Dompé si basa sull'innovazione, gli investimenti indirizzati a sviluppare terapie ad alto valore aggiunto continuano e si allargano anche all'area oncologica e del diabete. Ma a differnza di moltre altre company del farmaco, la parte di discovery continua a restare nel cuore dell'azienda e in Italia, che ha il proprio quartier generale a Milano e il centro dell'attività di ricerca e sviluppo e di produzione a L'Aquila.
Il nucleo principale della ricerca e sviluppo di Dompé è l'articolazione della piattaforma integrata, "Drug Design and Discovery Platform" e "Early Clinical Development Platform", inserita in un contesto di open innovation che si avvale di un network nazionale e internazionale di oltre zoo realtà quali l'Università di Harvard, Houston Methodist Hospital, Stanford University, Columbia University, Karolinska Institute (Svezia), il National Institute of Health (Nih).
«Sempre in chiave internazionale - spiega la Coo - è Exscalate, la nostra piattaforma di supercalcolo intelligente. L'idea di una piattaforma in grado di accelerare enormemente la ricerca farmaceutica in silico deriva da quasi io annidi investimenti da parte di Dompé farmaceutici, attraverso la sua Drug discovery platform dedicata allo sviluppo di farmaci attraverso metodiche in silico avanzate. Si tratta di un High performance computing, (Structure-based drug design system), cioè un sistema di calcolo in grado di accelerare la ricerca di nuovi farmaci, utile soprattutto in caso di epidemie provocate da patogeni che non ha eguali nel mondo». Le molecole più promettenti identificate attraverso la piattaforma Exscalate sono ora in fase di sperimentazione biologica. Il caso di studio portato avanti sul virus Zika sarà "aperto" alla comunità internazionale.
Anche per quanto riguarda la leadership femminile, che in Dompé è al 50 per cento, non ha eguali nel mondo. Risultato? Con 800 persone e 60 milioni di confezioni commercializzate in 40 Paesi, nel 2019 Dompé ha raggiunto un fatturato di circa 450 milioni di euro, il 57% del quale deriva dall'estero, solo dopo il primo annodi esperienza fuori dai confini italiani. Sicuramente un buon indice del valore dell'innovazione nel processo di internazionalizzazione.