Merito e collaborazione tra pubblico e privato per usare bene il Pnrr
INDUSTRIA E RICERCA DEVONO ADOPERARSI PER AVERE REGOLE TRASPARENTI NELL'ASSEGNAZIONE DEI FONDI UE
Se fossi un ricercatore di alto livello nelle Life sciences, oggi sarei molto Incuriosito dalla possibilità di avviare un nuovo progetto in Italia e, in particolare, in Lombardia. Tuttavia, esiterei. Con oltre il 50% della sperimentazione clinica nazionale sul farmaco e un 12,7% del Pil regionale prodotto dalle Scienze della vita, il territorio è certamente attrattivo, ma chiederei di più per impegnami davvero. In particolare, vorrei vedere un impegno strategico da parte di tutti gli attori non solo pubblici, ma anche privati, perché quel piano di investimenti senza precedenti che è il Pnrr assegni i fondi in maniera competitiva e meritocratica, superando i meccanismi "a pioggia" che hanno troppo spesso diluito l'impatto dei finanziamenti alla ricerca in Italia. Sarei disposto anche a rischiare di venire scartato, se sapessi che sono solo i progetti miglioria essere sostenuti, perché questo sarebbe una garanzia per tutti della solidità del sistema. All'interno della Componente 2 della Missione 4, la cosiddetta misura "dalla Ricerca all'Impresa" il Pnrr mette a disposizione di cooperazione e integrazione pubblico-privato u,44 miliardi di euro. Bene ha fatto la senatrice Elena Cattaneo, sia sulle colonne di questo giornale che in altre sedi, a sottolineare ripetutamente l'eccezionale opportunità offerta dal Pnrr non solo per la scala dei fondi messia disposizione, ma anche per l'opportunità che offre di ripensare II modo con cui verranno assegnati. L'Europa guarda con attenzione a come l'Italia saprà utilizzare questo strumento. È stato negoziato con grande perizia dal premier Mario Draghi, e il suo successo potrebbe anche aprire la strada a un ripensamento delle politiche comunitarie. Il nostro Paese potrà però riuscire nel suo intento di rilancio e acquisire una nuova leadership internazionale, solo se pubblico e privato lavoreranno insieme. La comunità industriale e quella della ricerca pubblica delle Life sciences devono collaborare per rendere trasparenti e chiare le regole di assegnazione dei fondi Pnrr. Come ricercatore, ma anche come industriale, mi aspetto che queste nuove regole meritocratiche, lineari e trasparenti, valgano per tutto il mondo delle Life sciences che, come abbiamo visto con il Covid, è sempre più integrato con la sanità e con la crescita del Paese e la sua resilienza di fronte agli shock esterni. Non attrezzarci per benefidare al massimo dell'impatto del Pnrr sarebbe un errore madornale che ricadrebbe sulle prossime generazioni di italiani. Questo è il momento di mettere a regime, una volta per tutte, quell'ecosistema basato sulla collaborazione, sul dialogo e sulla condivisione tra centri pubblici, erogatori privati, imprese nazionali e multinazionali, senza il quale non c'è futuro. Come Assolombarda, abbiamo affiancato la Regione Lombardia, lo scorso dicembre, nella definizione della strategia regionale per la ricerca e lo sviluppo. Un programma che aprirà a nuove possibilità di investimento e di finanziamento di progetti in chiave innovativa e digitale. Ora è necessario dare un boost al sistema integrato pubblico-privato per risolvere problemi strutturali ormai noti. Ma non dobbiamo dimenticare che, pur scontando negli anni una ridotta capacità di investimento e di innovazione, l'Italia ha dimostrato di poter giocare comunque un ruolo da leader nello scenario delle Scienze della vita a livello globale. Merito di sistemi terapeutici innovativi: dall'adroterapia alle terapie geniche, dall'uso delle cellule staminali al primo approccio genomico per lo sviluppo di un vaccino contro il meningococco B, per non citare la rilevanza su terapie, vaccini e diagnostica legate al Covid-19. Le Life sciences sono oggi un formidabile motore per lo sviluppo di occupazione qualificata, per la crescita sociale ed economica di tutto il Paese e per garantire ai territori resilienza, benessere e reattività, oltre che accesso a cure all'avanguardia. Come ha ben osservato il nostro presidente del Consiglio: senza salute non c'è progresso. In questa sfida siamo chiamati ad agire tutti. Solo attraverso un piano di azione sinergico tra pubblico e privato sarà possibile sviluppare progetti coerenti con una visione di lungo periodo per il sistema della salute e delle scienze della vita. Le statistiche dicono che quasi la metà dei vincitori italiani dei grant dello European research council non fa ricerca in Italia e il nostro Paese riesce ad attrarre solo il 10% di ricercatori dall'estero. Riuscire a invertire questa tendenza nei prossimi 10 anni, significa fare le scelte giuste oggi. Significa confermare le aspettative di quel ricercatore che vede, giustamente, nel nostro Paese e in Lombardia, il luogo dove mettere a frutto il suo talento nelle scienze della vita
L'IMPEGNO DELLA LOMBARDIA
Il territorio della Lombardia è all'avanguardia nelle lifesciences, con oltre il 50% della sperimentazione clinica nazionale sul farmaco e un 12.7% del Pil regionale prodotto dalle Scienze della vita. Il territorio è certamente attrattivo, spiega Sergio Dompè, ma vanno gestiti bene i fondi del Pnrr in arrivo.