Covid, farmaci anti-infiammatori al centro delle terapie precoci
I FANS hanno molteplici effetti benefici, risulta però fondamentale seguire tutte le indicazioni dei medici
Il trattamento precoce dei pazienti affetti da Covid-19 è in grado di prevenire l'aggravamento dell'infezione e ridurre le ospedalizzazioni. Tra i farmaci da utilizzare a domicilio, i FANS sono considerati i più utili. Quali preferire e come utilizzarli? «In mancanza di farmaci specifici - risponde il professor Carmelo Scarpignato, farmacologo clinico e gastroenterologo, esperto di fama internazionale in questa classe di farmaci - il trattamento dei pazienti con Covid-19 è sintomatico e di supporto. Oltre a tosse, faringodinia e astenia, i sintomi più frequenti sono febbre, dolori muscolo-scheletrici e cefalea, che traggono benefici dalla terapia con FANS, farmaci che posseggono tre proprietà farmacologiche: attività analgesica, antipiretica e anti-infiammatoria, che sono quindi da preferire al paracetamolo, in quanto questa molecola, pur avendo un effetto antipiretico, presenta un'attività anti-infiammatoria molto debole. I FANS sono farmaci molto efficaci, ma possono avere - nei pazienti con determinati fattori di rischio (soprattutto l'età superiore a 65 anni, la presenza di altre malattie e l'assunzione di altri farmaci con cui i FANS possono interagire) - importanti effetti indesiderati a livello dell'apparato digerente, del sistema cardio e cerebro-vascolare, a livello epatico e renale, nonché della cute. Tra questi, i più frequenti e più importanti riguardano il tratto gastroenterico e l'apparato vascolare. E' necessario quindi - prima di prescrivere un FANS sia a un paziente con Covid-19 sia con qualunque altra patologia - valutare attentamente i fattori di rischio gastrointestinali e cardiovascolari e bilanciare quindi i benefici attesi da questa classe di farmaci con i rischi potenziali». «E' ormai definitivamente accertato - continua il Prof. Scarpignato - che nei pazienti Covid-19, come conseguenza dell'infezione virale, si verifica un'importante risposta infiammatoria sistemica (dovuta alla liberazione di particolari sostanze endogene chiamate citochine e per questo spesso definita "tempesta citochinica"), che si amplifica nel tempo determinando un'attivazione della aggregazione piastrinica e della coagulazione del sangue, con conseguente formazione di trombosi micro e macrovascolari. Alla luce di queste conoscenze, le caratteristiche che un FANS, da somministrare a un paziente con infezione da SARS-CoV-2, deve avere sono: un'azione analgesica, antipiretica e anti-infiammatoria, ma anche un effetto anti-aggregante piastrinico, che gli inibitori della COX-2 (come la nimesulide, peraltro controindicata in presenza di febbre, o il celecoxib) non posseggono. Nei pazienti con fattori di rischio gastrointestinale l'assunzione di queste molecole deve essere fatta con cautela e, sempre, con la co-somministrazione di farmaci gastroprotettori. Al contrario, la prevenzione degli eventi cardiovascolari è più difficile. E necessario, pertanto, utilizzare molecole dotate di un intrinseco effetto and-aggregante piastrinico e di minima tossicità cardiovascolare, comprovata da ampi studi epidemiologici. Naproxene e ketoprofene (che appartengono alla stessa famiglia chimica), da utilizzare con gastroprotezione se necessaria, rispondono pienamente a queste caratteristiche». «Durante la somministrazione di qualunque FANS (controindicati in pazienti con insufficienza renale) - conclude il Professore - alcune precauzioni sono necessarie, soprattutto in pazienti anziani, cardiopatici o ipertesi: un'adeguata idratazione (1.5-2.0 L di fluidi), una riduzione dell'apporto alimentare di sodio, il monitoraggio giornaliero del peso corporeo, il controllo della pressione arteriosa e, in alcuni casi, della funzione renale. Il trattamento farmacologico deve essere condotto con la dose minima efficace e per il tempo strettamente necessario, cercando di non superare le 2 settimane».