Covid-19, nuove molecole italiane contro le infiammazioni polmonari

28/06/2022

Presentati a San Francisco i risultati di uno studio clinico coordinato dal S. Raffaele di Milano sul farmaco reparixin

La ricerca continua. Mentre decadono gli obblighi di indossare le mascherine in quasi tutte le situazioni in cui erano finora richieste, la comunità farmaceutica e quella medica continuano a occuparsi di Covid-19. Ci riferiamo non solo allo studio di vaccini in grado di prevenire la diffusione delle nuove varianti, ma anche a quello di terapie in grado di scongiurare le conseguenze gravi, quando non addirittura letali, provocate dalle infezioni in molti pazienti. Tra queste spiccano alcune complicazioni polmonari gravi causate, paradossalmente, proprio da un attore che, primo tra tutti, dovrebbe salvarci dall`aggressione dei virus: il sistema immunitario. «Non è una novità per i medici - spiega il professor Giovanni Landoni, responsabile delle attività di ricerca di anestesia e rianimazione dell`Ospedale San Raffaele e professore associato presso Università Vita-Salute San Raffaele di Milano - che le morti per infezione sono più spesso causate da una risposta immunitaria esagerata che dai germi. In alcune persone, un`eccessiva risposta immunitaria e infiammatoria, che di solito è utile per sconfiggere gli agenti patogeni, può danneggiare parti dell`organismo, invece di proteggerle.

Questa dinamica si è notata in maniera particolare su pazienti che, in seguito all`infezione grave da Covid-19, hanno dovuto essere ricoverati». L`Ospedale San Raffaele ha coordinato, con autorizzazione dell`AIFA, uno studio clinico adattativo, randomizzato, controllato, di fase 2/3, per confrontare con un placebo l`utilità di un farmaco antinfiammatorio/immunosoppressore non ancora autorizzato il reparixin (un inibitore della proteina interleuchina-8, o IL-8) - su pazienti ospedalizzati per Covid-19 e sottoposti a supplementazione di ossigeno a causa di una polmonite severa. Lo studio clinico, promosso dall`azienda biofarmaceutica Dompé, si è svolto, nella fase 2, tra maggio e novembre del 2020, in quattro centri (oltre all`ospedale San Raffaele di Milano anche all`Ospedale San Paolo di Milano, all`Ospedale di Varese e in un policlinico brasiliano). Per lo studio, in totale sono state reclutate 55 persone. A circa metà dei pazienti è stato somministrato il reparixin, mentre al campione di controllo sono state prestate le cure standard. «Di solito - precisa il professor Landoni - nelle cure standard per tenere sotto controllo le infiammazioni si utilizzano farmaci cortisonici». Secondo quanto pubblicato dagli autori del trial, solo il 27% dei pazienti a cui è stata somministrato reparixin hanno manifestato effetti avversi, contro il 42,1% di quelli trattati con le cure standard. I risultati dello studio clinico di fase 2 del reparixin sono stati ufficialmente pubblicati sulla rivista Infectious Diseases and Therapy e presentati alle sessioni scientifiche della Conferenza Internazionale ATS 2022 a San Francisco, in California . «Il reparixin - ha commentato nell`occasione il professor Landoni - è una nuova mole- cola sperimentale che sembra avere una nuova indicazione nei pazienti con infiammazione acuta indotta da Covid-19.

Benché l`utilizzo di vaccini anti Covid-19 abbia portato a una riduzione dei casi che necessitano delle cure standard a livello ospedaliero, ritengo che sarebbe utile continuare le ricerche su terapie innovative a favore dei pazienti che presentano una infiammazione respiratoria acuta». «Dompé farmaceutici - ha dichiarato invece Flavio Mantelli, Chief Medical Officer dell`azienda italiana - insieme al resto del mondo biofarmaceutico si è messa a lavorare subito per combattere il Covid-19 e le sue complicanze. Sebbene i vaccini abbiano contribuito a mitigare la gravità della malattia, le opzioni di trattamento in ospedale per chi è colpito più gravemente rimangono limitate». A ogni modo, fermo restando Oche ancora non sappiamo se e in che modo riprenderà la diffusione della malattia in autunno, molte terapie efficaci e sicure sviluppate per il Covid-19 potranno essere riutilizzate nell`affrontare altre patologie affini.

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